Impianti Ceramici

-IMPIANTI CERAMICI

A Somma, come del resto per l’intera area Vesu­viana, gli impiatiti di ceramica costituiscono uno specifico settore del complesso e variegato insieme dei beni culturali.
E poche opere di questo genere fanno ancora bella mostra nelle chiese di provincia, costituendo un prezioso patrimonio storico-artistico, ancora da scoprire e studiare a fondo.
Purtroppo diversi di questi impiantiti, in certa mi­sura, sono diminuiti di numero e a riguardo  di ciò Raffaele D’Avino scrive: . .. molti esempi, ora perduti, si avevano nelle più importanti chiese di Somma, di cui personal­mente conservo il ricordo, come quello della Collegiata, di San Domenico e di S. Maria del Pozzo.
E ciò nonostante, le molteplici motivazioni, di una nuova serie di lettura delle pavimentazioni a mattonelle smaltate, che ci sono ancora nelle chiese di Somma, ven­gono dettate dalla necessità di promuovere una presa di coscienza a riguardo della tutela e conservazione e di tutto ciò che resta di questo patrimonio artistico, purtroppo, ancora minacciato da dispersioni di ogni sorta.
Naturalmente pochi  esemplari,  tuttora,  sono da annoverare e con a maggior ragione rilevare la complessa peculiarità degli impiantiti settecenteschi della chiesa di S. Pietro e della  Congrega  del  Pio Monte della Morte e Pietà alla Collegiata, pervenutici miracolosamente  quasi  integri.

Certamente, questi preziosi  impiantiti  risultano far parte della vasta produzione pavimentale delle jàenzere. 
Per la esecuzione di tali pavimenti si procedeva a ricoprire le piastrelle di smalto crudo, quindi avveniva la pittura degli ornati e, successivamente, prima della seconda cottura, si doveva  procedere alla paziente raschiatura dello smalto da quelle “riggiole” su cui non insisteva la decorazione.
Conta di più rilevare che, nel Seicento e nel secolo successivo, questi pavimenti risultano di frequente impiegati per le chiese dell’area vesuviana.
Dunque il pavimento della chiesa di S. Pietro di Somma è da considerarsi una tendenza di questo movimento culturale.
Va subito aggiunto che, lo spazio interno di questa chiesa è alquanto complicato, ad unica navata, con cappelle e ambienti profondi; sul lato destro d i chi entra, inoltre era allocata la sede della confraternita del S.S Sacramento; ma nel contesto generale è appunto l’impiantito di ceramica a svolgere un ruolo determinante.
Tutto sommato, a generare l effetto di percezione visiva di “allargamento” della navata centrale, secondo un linguaggio architettonico invalso a Napoli nel Seicento

Strutturalmente, questo decoro,  risulta  composto da ben diciotto mattonelle smaltate.
Il pastorale, quel caratteristico bastone  con  la parte terminale ricurva, conferito al vescovo all’atto della sua consacrazione, è soprattutto un riferimento diretto al mandato apostolico di Pietro e allo stesso modo, il secondo attributo, la croce a tre braccia, è un segno araldico  papale.
Si trova anche un’altra corona, molto più grande di quella precedente, e che andrebbe assimilata alla cosiddetta Corona imperiale, ovvero quella del Sacro Romano Impero e indirettamente inequivocabile metafora della sovranità papale.
Genericamente, questa corona è composta da un cerchio d’oro e dentelli con gemme incastonate, ma soprattutto è dotata di due grande liste laterali svolazzanti, similmente a quelle della tiara, ma così estese d’avvolgere l’intera composizione, come un imponente decoro barocco di chiara inflessione vaccariana.

A questo punto, oltre a quanto s’è detto dell’ impiantito della  chiesa  di  S. Pietro,  un’attenzione  del tutto particolare merita anche la l unga e doppia fil e di “riggiole”, specifica mente integrata alla stesura di cotto, che funge  da cornice.

Chiesa di S.Pierro. Fascia con motivo floreale. ( Fototeca R. D’Avino)
floreale, in qualche modo simile ai parti ti decorati, or ora descritti, che si trovano nell’impiantito  in oggetto.
Daremo  attenzione  anche a  un’altra  serie d’impiantito  in  maioliche  della chiesa  di S. Pietro. La  portata  simbolica  della  pavimentazione  del presbiterio è specificamente indicata per questo luogo

Al centro troviamo un fregio di quattro “riggiole”, con l’immagine, alquanto realistica, di una colomba con ramoscello d’ulivo nel becco, ossia la colomba del settimo giorno, come dal libro dalla Genesi.
nella chiesa di S. Pietro, u n altro interessante impiantito, nella cappella  laterale a destra dell’ingresso, vale a dire nell’oratorio della confraternita del SS.Corpo di Cristo.
Prima di tutto, occorre precisare che quest’impiantito è alquanto simile a quello del presbiterio, tanto da far ipotizza re che provenga dalla stessa bottega.

Infine, a conclusione di questo saggio, c’è ancora materia di studio per un’altra singolare opera del genere: l’impiantito della Congrega del Pio Monte della Morte, che di sicuro è uno dei più rappresentativi del corpus di pavimentazioni di ceramica delle chiese di  Somma.
Torniamo ora alla descrizione dello spazio interno di questa congrega, consistente in una sala rettangolare , molto pronunciata  in  lunghezza  e impreziosita nella volta e lungo le parete da una vasta decorazione  di stucchi  d’epoca  ba rocca.

A ben guardare, emergente è la decorazione di due pannelli, che consistono in un insieme di teschi e tibie incrocia ti che vengono fortemente designati da inconfondibili strumenti visivi, quali simboli dell'”autorità religiosa”: copricapo vescovile, pastorale, croce a tre braccia, triregno e tanti arredi liturgici, quali turibolo, aspersorio e libri delle Sacre Scritture, ecc.
Così, il secondo pan nello è un’allegoria dell”‘autorità civile”, un insieme di teschi connotati da elmi mili tari, bandiere e soprattutto dall’immagine d i un tamburo, quale riferimento al tributo degli onori di battaglia.
In tal modo, il contenuto di queste due opere è del tutto inteso conformemente al concetto della caducità, u n’efficacia allegoria della gloria destinata a cessare.
Infatti, una lettura puntualizzata di queste maioliche consente di ravvisare presupposti culturali specifici del genere pittorico: “natura morta”, proprio dell’arte barocca napoletana.
In particolar modo si avvertono forme d’influenza formale, che fanno capo al pittore Andrea Belvedere (1652-1732), che nella scia del linguaggio di questo maestro, gli oggetti raffigurati, nei due pannelli del pavimento della congrega, non scadono in un decorativismo, come di consueto ai contemporanei pittori napoletani di nature morte; anzi, alle fluenti cascate di fiori e di frutta, si sostituisce l’emozione, che ogni singolo  oggetto  ha  capacità  di  trasmettere .
Tutt’al più, a mezzo di rei tera te figure di scheletri umani, teschi, tibie incrociati, clessidre e cappelli di ogni foggia, si arriva a trasmettere il concetto morale religioso e statutario della confraternita: l’osservanza immanente del memento mori.
Significativa in tal senso è anche la doppia fila di riggiole, che si snodano ai due lati in profondità, a partire dall’ingresso consistente in un fregio  maioli­cato ad  ornato vegetale.
Quale esteso festone fatto da un intreccio di foglie d’acanto e ornati di ampie volute, che nulla vieta di credere che sia stato lo stesso autore degli affreschi a fornire, ai maestri “riggiolari”, i disegni per questi complica ti spartiti decorativi.
Infine, occorre anche una responsabile riflessione, a riguardo dello stato di conservazione di quest’opera, che è tuttora alquanto negletto.